La Regione salva il lupo
Il tema è stato oggetto di un articolato dibattito in Consiglio regionale. Oggi in Piemonte sono stimati circa duecento capiLa gestione del lupo è stato il tema oggetto di un articolato dibattito in Consiglio regionale. Oggi in Piemonte sono stimati circa duecento capi: otto coppie e ventun branchi. Due sono stati gli ordini del giorno, contrapposti, che hanno generato la discussione: quello di Gian Luca Vignale (Mns) chiedeva al Governo di attuare subito il Piano di gestione e di contenimento del carnivoro; quello di Elvio Rostagno (Pd) per sollecitare l’approvazione del Piano di conservazione e gestione. Il primo atto d’indirizzo è stato respinto a maggioranza, mentre i secondo è stato approvato, sempre a maggioranza.
Il lupo rappresenta un argomento che divide - come ha evidenziato Rostagno -. Ci sono posizioni ideologiche che vedono nell’animale una specie da tutelare più di altre, altre che lo temono a prescindere. Allevatori e cacciatori lamentano gli effetti lesivi per i loro interessi. L’esponente del Pd comprende le richieste dei pastori, ma è convinto che come tutti gli animali il lupo vada difeso se rischia di estinguersi. Proprio il conteggio degli esemplari rappresenta la criticità: allevatori e cacciatori, ad esempio, sostengono che i dati forniti da Life Wolfalps (il progetto europeo che lavora per la conservazione e la gestione a lungo termine della popolazione alpina di lupo attraverso la convivenza con le attività umane) non siano credibili. Vignale ha sostenuto che la presenza del lupo sulle montagne mette a dura prova la vita degli allevatori d’alpeggio e delle genti delle comunità alpine.
Si è poi soffermato sul disagio degli allevatori piemontesi, già provati dalle difficoltà causate dalla grave crisi economica, che non possono permettersi di sostenere ulteriori costi aggiuntivi legati alle predazioni dei branchi dei lupi. Il Piano di gestione e di contenimento del lupo - ha concluso Vignale - viene già adottato nella confinante Francia e negli altri Paesi membri dell’Unione europea, proprio per garantire la compatibilità tra la presenza di questo grande carnivoro e le attività umane. Nel dibattito sono intervenuti diversi consiglieri e consigliere. Giorgio Bertola (M5s) si è detto convinto che l’obiettivo da raggiungere è la convivenza del lupo con le attività economiche. Ha poi espresso contrarietà al Piano di contenimento.
Per Alfredo Monaco (Scelta di Rete Civica) l’argomento mette a confronto posizioni conflittuali. Quello dell’abbattimento selettivo è un tema delicato, che va affrontato solo dopo una seria ricerca scientifica e creando una sinergia tra tutte le Regioni interessate.Secondo Mauro Campo (M5s) il lupo è visto come un problema, ma non lo è, visto che il lupo si autocontiene ed è utile all’ecosistema. Al contrario, il vero problema è l’uomo che ha squilibrato l’ambiente provocando anche l’abbandono delle Terre Alte. A giudizio di Vittorio Barazzotto (Pd) si dovrebbe compiere un salto di qualità e progredire culturalmente, investendo di più nelle forme di prevenzione delle predazioni. Ha poi proposto un confronto in Consiglio con tutti i soggetti interessati.
Francesco Graglia (Fi) ha rafforzato la posizione di Vignale, insieme al quale aveva sottoscritto l’ordine del giorno, dichiarandosi anche lui favorevole ad un tavolo di lavoro e confronto. Infine Silvana Accossato (Leu), dichiarandosi convinta che in Italia serva un Piano di gestione sulla base delle competenze tecniche e scientifiche, ha ricordato come nella quinta Commissione - della quale è presidente - sia peraltro già stato affrontato l’argomento attraverso l’analisi del progetto Life Wolfalps e alla presenza di Francesca Marucco, una delle massime esperte a livello mondiale.
c.s.
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