L’Italia ha il minor tasso di mortalità in Europa, merito anche del suo servizio sanitario universalistico, di cui quest’anno si celebrano i 40 anni. In occasione dell’anniversario dall’approvazione della legge 833, istitutiva del Servizio sanitario nazionale, il Consiglio e la Giunta regionali hanno organizzato nell’aula consiliare di Palazzo Lascaris un convegno. Con l’obiettivo di sottolineare l’importanza di una legge che ha realizzato un sistema sanitario equo e universale, accessibile a tutti indipendentemente dal reddito e dalla condizione sociale, ma per riflettere anche sulle criticità ancora aperte. L’incontro è stato promosso dal Consiglio e dalla Giunta regionali del Piemonte con il supporto tecnico del Coripe ed è patrocinato dalla Conferenza delle Regioni e delle Province autonome e dalla Conferenza dei presidenti delle Assemblee legislative delle Regioni e delle Province autonome.
“Da quel 1978 il sistema sanitario è cresciuto, è diventato adulto nel tempo, ha conquistato il suo posto in Europa, si è specializzato unendo competenze tecnologiche ed umanità”, ha affermato il presidente del Consiglio regionale, Nino Boeti in apertura dei lavori. “Rimangono però numerosi problemi aperti, fra cui le liste di attesa, la mancanza di specialisti, il problema forse più importante oggi, dato che, se si vuole mantenere il numero chiuso in medicina, bisogna però che tutti i ragazzi e le ragazze che si laureano abbiano la possibilità di accedere alla scuola di specializzazione, sia che si tratti della medicina di famiglia, sia delle varie branche della medicina e della chirurgia. E ancora le preoccupazioni sulla sostenibilità del sistema, le disuguaglianze, in un Paese, il nostro, che considera un diritto esigibile quello sanitario, e non altrettanto quello sociale, relativo per esempio all’assistenza domiciliare.
L’assessore regionale alla Sanità, Antonio Saitta, ha affermato che “il modo migliore per celebrare questi 40 anni di Servizio sanitario nazionale è riflettere su quanto ancora la politica deve fare per superare le criticità, a partire dalla realizzazione di un sistema unico per il Paese, che risponda a criteri univoci per il paziente, investendo sulla rimodulazione dell’offerta sanitaria per garantire la cura delle cronicità, uno dei più grandi problemi aperti, insieme con la mancanza di personale”. Durante il convegno è stato sottolineato il problema del sottofinanziamento del settore, tenendo conto che la spesa pubblica e privata si ferma all’8,9% del Pil nazionale, un dato inferiore alla media europea, 9,6%, e lontano dai due Paesi al vertice, ossia Francia e Germania, oltre l’11%.
Nonostante questo, l’Italia ha il tasso di mortalità più basso in Europa e un’aspettativa di vita a 30 anni che oscilla, con un lieve scarto in base alla condizione sociale, fra 49,7 e 53,4 anni, secondo i dati illustrati dal professor Giuseppe Costa, ordinario del Dipartimento di scienze cliniche e biologiche dell’Università di Torino. Guido Giustetto, Federazione nazionale degli ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri, ha invece sottolineato l’alto grado di fiducia che i cittadini nutrono nei confronti dei medici del Servizio sanitario nazionale, e in particolare nei medici di famiglia, anche se i pazienti chiedono però loro più tempo a disposizione e una riduzione degli adempimenti burocratici.
"L'aspetto più importante della riforma del '78 è stato quello della territorialità, perché le regioni sono diventate i garanti del sistema", ha commentato Stelio Mangiameli, professore ordinario di Diritto costituzionale e direttore Issirfa-Cnr, mentre Nicola Magrini, segretario della Who list of essential medicines, Organizzazione mondiale della sanità, ha affermato che l'Oms apprezza i Paesi come l'Italia che possiedono un Servizio sanitario a copertura universale, dato che l'Organizzazione incoraggia l'adesione a un modello improntato al raggiungimento degli standard più elevati di salute per la popolazione.