Si rafforza in Piemonte la lotta contro la tratta. Martedì 22 gennaio, presso la Sala Stampa del del Palazzo della Regione, è stato sottoscritto il nuovo protocollo antitratta tra la Regione Piemonte (ente, capofila del progetto territoriale anti-tratta "Anello Forte") e la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Torino.
Il protocollo consentirà una maggiore tutela delle vittime di tratta di esseri umani, che stanno richiedendo la protezione internazionale, proseguendo il cammino virtuoso di collaborazione già avviato in via sperimentale tra la Regione Piemonte e tutti i soggetti attivi sul territorio per fronteggiare questo grave crimine e aiutarne le vittime. In particolare, la Commisione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale, rappresenta il primo interfaccia per i richiedenti asilo, tra i quali rientrano spesso le vittime di tratta o sfruttamento sessuale.
Grazie a questa firma, la Commissione territoriale potrà continuare a sospendere la procedura per il rilascio della protezione, chiedendo prima di decidere un parere ad un ente antitratta del territorio, quando si troverà ad aver a che fare con una vittima di tratta. A siglare l'intesa, per la Regione Piemonte, l’assessora regionale all’Immigrazione, Monica Cerutti e, per la Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Torino, la presidente Laura Cassio. Alla firma ha partecipato anche la Procuratrice del Tribunale dei Minori, Anna Maria Baldelli.
"Con la firma di questo protocollo - ha dichiarato l'assessora Cerutti - andiamo a rafforzare e rendere ancora più efficace un sistema che in Piemonte funziona già molto bene e che, atttraverso l'impegno congiunto di una rete di organismi che operano sul territorio, ha permesso di far emergere e contrastare attivamente il fenomeno della tratta". A confermarlo sono i numeri: secondo il dato raccolto dal numero verde nazionale antitratta, nel 2018 ben quattro vittime di tratta su dieci a livello nazionale, sono state strappate agli sfruttatori, e inserite in un percorso di accoglienza, grazie al lavoro svolto in Piemonte.