Inizierà nel mese di marzo il progetto “Voglio stare a casa...Vieni tu”, primo esempio di ospedalizzazione a domicilio per i bambini affetti da patologia oncologica e oncoematologica messo a punto dall’ospedale Regina Margherita di Torino.
Si partirà con una decina di bambini, in collaborazione con Apl Ail (Associazione italiana contro leucemie e linfomi) e Casa U.G.I (Unione genitori italiani conto il tumore). Due infermieri esperti effettueranno a domicilio prelievi e medicazioni ed i pazienti attenderanno a casa, anziché in ambulatorio come può accadere tuttora per intere mattinate, i risultati dell’emocromo. In ospedale ci andranno solo per la visita medica. Notevoli i vantaggi per la qualità di vita di bambini che hanno l'80% di possibilità di guarire ma devono sottoporsi a cure per uno o due anni, in alcuni casi tutti i giorni, rischiando di l’esposizione a contatti potenzialmente pericolosi trattandosi di soggetti immunodepressi.
All’inizio sarà limitato a chi risiede a Torino o in un alloggio messo a disposizione da Casa U.G.I, ma l’idea è estenderlo presto appoggiandosi alle Pediatrie dei vari ospedali piemontesi, come ha garantito il presidente Sergio Chiamparino nel corso della presentazione svoltasi il 28 gennaio nella sede della Regione alla presenza dell’assessore alla Sanità, Antonio Saitta, del direttore generale dell’Aou Città della Salute di Torino, Silvio Falco, della direttrice del Dipartimento di Pediatria e Specialità pediatriche del Regina Margherita, Franca Fagioli, e dei presidenti di Casa U.G.I, Enrico Pira, e dell’Ail, Federica Galleano: “L'importanza di un ospedale si misura sempre meno in termini di letti e sempre più nella capacità di integrarsi in rete. Intendiamo estendere questa iniziativa a tutto il Piemonte, inserendola organicamente all’interno della sistema sanitario in quanto offre cure avanzate a soggetti fragili come i bambini”.
L’assessore Saitta ha così anticipato che “entro febbraio organizzeremo un incontro con i direttori delle Asl e la rete pediatrica piemontese. Realizzare questo disegno significa non solo far vivere meglio i piccoli pazienti ma anche curarli meglio, lasciando a chi ha alte competenze la cura delle complessità".