I rifiuti bruciano nei piazzali di stoccaggio, negli impianti di compostaggio, nei centri che selezionano e avviano al riciclo gli imballaggi. In un crescendo di casi anche in Piemonte. Mentre magistrati e forze dell’ordine sono al lavoro per capire le cause, con i carabinieri del Noe che hanno creato un gruppo di lavoro specializzato per tutto il Nord Italia, la terza Commissione della Regione (Ambiente, presidente Silvana Accossato) e la Commissione speciale per la promozione della cultura della legalità e il contrasto dei fenomeni mafiosi (presidente Giorgio Bertola) hanno concluso la serie di audizioni, nella consapevolezza che per questo fenomeno serva avere una visione d’insieme.
Con la presenza dei rappresentanti delle associazioni di categoria delle aziende che si occupano di gestione e selezione rifiuti, della consigliera provinciale di Torino dell’Ordine degli ingegneri, Elisa Lazzari, e del direttore regionale dei Vigili del Fuoco Cosimo Pulito, è terminata la serie delle cinque audizioni, che hanno coinvolto i soggetti istituzionali, gli organi di controllo, gli attori che rappresentano il sistema e le associazioni ambientaliste. “È stato fatto non solo un approfondimento del fenomeno, ma sono state occasioni per capire un settore importante della cosiddetta economia circolare. Mi riferisco alla selezione e al trattamento del materiale differenziato che deve diventare materia prima e seconda, ma che produce a sua volta componenti più o meno grandi di rifiuti che sono una delle problematiche del settore da affrontare. Al di là degli episodi criminosi, bisogna individuare il punto debole del sistema per poi, anche con l’aiuto delle norme regionali, poter migliorare l’intera filiera del riciclo”, spiega Accossato.
Alla prima fase di approfondimento seguirà quella delle conclusioni. “Vogliamo arrivare ad un documento finale da rendere pubblico, augurandoci che possa costituire un importante stimolo per individuare le giuste soluzioni. A mio avviso due sono gli aspetti fondamentali da tenere presenti. Il primo è lo sviluppo dell’economia circolare, che auspichiamo, ma che non potrà prescindere da una modifica dei processi produttivi, perché a valle del riciclo ci sono ancora troppi scarti. Il secondo è quello della prevenzione: è emersa la necessità di un miglior coordinamento di tutti i soggetti interessati al controllo. Ed è in questa direzione che la Regione Piemonte e i Carabinieri del Noe si sono già mossi stipulando una convenzione”, puntualizza Bertola. A volte si tratta di incidenti dovuti a fenomeni di autocombustione. Più spesso le cause sono dolose: i rifiuti si incendiano di notte, le fiamme sono appiccate da mani ignote. Per Lazzari un buon punto di partenza deve essere quello di una progettazione ben fatta, coinvolgendo tutte le competenze, al quale deve far seguito una scrupolosa gestione, in particolare quella degli impianti elettrici.
Sul tema del coinvolgimento degli operatori nel processo delle autorizzazioni si è poi soffermato Gabriele Muzio di Api e Confapi. Le storie dei roghi non viaggiano mai sole: si attorcigliano a interessi, a vicende anche con rilevanza penale, ad aspetti poco chiari nella gestione delle imprese. A volte per caso, a volte no. Ma sulla serietà degli operatori ha voluto insistere Francesco Sicilia, direttore generale dell’ Unione nazionale imprese recupero e riciclo maceri (Unirima), aderente a Confindustria.
Concetto rafforzato da Michele Rizzello direttore di Assosele, l’associazione dei selezionatori di rifiuti da imballaggio: “Associare colui che recupera i rifiuti ad un criminale non ci sta bene. Noi lavoriamo per rappresentare le imprese serie, che sono anche un valore aggiunto per l’ambiente”. Tra le proposte operative avanzate dalle associazioni, anche quelle di poter dotare gli impianti di termocamere, prevedendo agevolazioni per la loro installazione, e di rivedere gli aspetti assicurativi.